2013

ANDROID.21

NOTE LEGALI
Tutte le immagini riferite ai soggetti incluse alle opere sono oggetto di specifica liberatoria alla diffusione rilasciata dal soggetto medesimo o, qualora interdetto, da chi ne esercita la tutela.

GIUDITTA&brain

Sulla scia de “I volti della Passione”, ho scelto un’opera d’arte: “Giuditta con la testa di Oloferne” di C. Allori come ispirazione per il mio scatto fotografico.                                         

L’immagine fotografica condivide la maggioranza di particolari all’opera scelta: sfumature, luci e colori; ma dalla quale si discosta per la scelta di una modella con Sindrome di Down e il dettaglio principale: il Cervello. 

La Giuditta di Allori, fedele al racconto biblico, stringe tra le mani la testa del nemico, da lei stessa decapitato per salvare il popolo di Israele che stava perendo sotto di Lui in battaglia. La Giuditta fotografica, invece mostra il cervello su un vassoio, quasi a volerlo offrire allo spettatore, nel tentativo di renderlo partecipe e cosciente della forza e del coraggio che l’hanno accompagnata nella sua impresa, rendendola una eroina. 

La scelta di sostituire la testa col CERVELLO, e di ingrandire ulteriormente questo dettaglio a lato dell’ immagine,  è stata dettata dal tema della mostra. 

L’affidarmi alle doti estetiche e artistiche di una modella disabile, che potremmo definire una “Giuditta moderna” è data per le sue virtù che, come quelle dell’eroina biblica, si discostano dall’ordinario.  

Da un lato una donna che, in un’epoca dai tratti fortemente maschili e patriarcali, è riuscita a sfidare e vincere la forza di un uomo, diventando l’eroina del suo popolo, icona di un nuovo patriottismo; dall’altro una donna che in una società ancora spesso guidata da rigidi canoni estetici, riesce a sfidare il pregiudizio forte di una bellezza e di una non indifferente capacità empatica col personaggio del quale, nel suo sguardo, riassume e cattura tutta la seduzione e la potenza. 

Questa immagine, nonostante i secoli trascorsi, è più che mai attuale in una società dove troppo spesso i mass-media raccontano l’uomo quale essere violento e violentatore, capace di dominare la donna giungendo ad ucciderla pur di impadronirsi di lei. Pertanto questa fotografia ci ricorda che il CERVELLO, quale sede di emozioni e raziocinio, è il simbolo della vita, poiché grazie ad esso la Giuditta è riuscita a trasformare le sue bugie e la sua bellezza in uno stratagemma che ha salvato e vendicato Lei e il suo popolo. 

Salvatore Giò GAGLIANO

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Marilyn

 Il divismo imposto dal cinema suggerì a Warhol di cambiare le regole della pittura.

L’artista degli anni sessanta non aveva più l’obbligo di inventare qualcosa di nuovo, doveva solo limitarsi a riprodurre le immagini tratte dai giornali. L’artista diventava una sorta di manipolatore dei simboli che vedeva l’opera d’arte non più unica e non più irripetibile.

Nella sua Marilyn sparisce il corpo, l’anima, il colore naturale della pelle e anche la vera identità dell’attrice per diventare un semplice oggetto di consumo di massa.

L’arte doveva essere “consumata” come un qualsiasi altro prodotto commerciale e aveva il compito di trovare uno stretto contatto con la realtà della società moderna delle grandi metropoli.

Il mio lavoro fotografico a differenza del lavoro di Warhol, cerca di cambiare le regole non della pittura, ma quelle imposte dai mass media che ci propongono un modello di bellezza esasperato attribuendo valore alla sola esteriorità.

Da quì l’idea di dimostrare come le persone diversamente abili possano diventare protagonisti di un’ OPERA D’ARTE capace di attirare gli sguardi di spettatori soddisfatti o delusi, affascinati o intimoriti da una nuova bellezza.

La diversità di questa modella rappresenta una sfida innovativa atta a ribaltare la comune idea secondo cui la bellezza sta nella perfezione e nell’idealizzazione della medesima.

La Bellezza è ovunque, purché l’occhio umano sia disposto ed attento ad osservarla.

Salvatore Giò GAGLIANO

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AdamEVE

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